Nella società di oggi o sei pronto alla competizione con gli altri oppure le probabilità di avere insuccessi e frustrazioni è altissima. In un’era in cui la collaborazione è una necessità sempre più urgente, stiamo educando i nostri bambini a essere, invece, sempre più individualisti e meno empatici. Il modo in cui insegniamo e trasmettiamo un messaggio, a volte, può essere più importante del messaggio stesso, e questo è un concetto che la scuola di oggi sembra aver dimenticato.
L'intero apparato educativo formale e non formale è, senza dubbio, il terreno più fertile nel quale gettare il seme di un cambiamento futuro e coltivare quello spirito di collaborazione tanto necessario alla conservazione della specie umana. Chiunque lavori con i bambini e i ragazzi, ovvero con gli adulti del domani, sa bene di avere tra le mani una materia molto preziosa; una materia umana che, se forgiata con consapevolezza e intelligenza, può contribuire a risolvere delle problematiche sociali molto importanti.
La mancanza sempre maggiore di un contatto con la natura, lo sfruttamento smodato della stessa e l’elevata rapidità con cui vengono inventati nuovi dispositivi tecnologici hanno portato a una degenerazione culturale e a una crisi sociale senza precedenti. Non solo, alcuni comportamenti dell’uomo hanno portato addirittura a disturbi e patologie finora inesistenti e con i quali, adesso, bisogna fare i conti creando nuovi strumenti e strategie. Esistono numerosissimi sistemi di sorveglianza, nazionali e internazionali, che ci forniscono dati sui quali studiare per capire cos’è che non va nella nostra società. Tra questi c'è “OKkio alla salute”, uno studio che partecipa all’iniziativa “Childhood Obesity Surveillance Initiative” (COSI) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità-Europa e ad altri progetti e iniziative internazionali. Nei suoi report l’Italia appare tra le nazioni con più elevati livelli di sovrappeso e obesità tra quelle partecipanti all’iniziativa dell’OMS e, nonostante la situazione negli anni sia gradualmente migliorata, quello della sedentarietà e inattività fisica rimane uno degli allarmi più inquietanti del nostro paese. Tra i Paesi ad alto reddito, infatti, l’Italia raggiunge rispettivamente il 6° e l’8° posto nella classifica dei paesi con il più alto tasso di sovrappeso e obesità, evidenziando una situazione che merita sicuramente attenzione. Sebbene negli anni la percentuale di bambini con problemi di peso è diminuita, il numero di bambini con accesso a questi dispositivi tecnologici è leggermente superiore a quello del 2014 e del 2012. Altro dato allarmante è l’aumento della quota di bambini che dedicano 5 o più ore a tali attività (9,0%). Insomma, appare evidente la connessione tra uno stile di vita sedentario e l’uso sregolato degli strumenti tecnologici.
Le conseguenze negative di uno stile di vita sedentario, però, non portano solo a problemi fisici bensì anche a ripercussioni sul piano psicologico e comportamentale dell’individuo. In questo senso, basterebbe dire che negli ultimi anni c'è stato un aumento del numero di bambini che soffrono di disturbo da deficit di attenzione iperattività (ADHD) e di disturbi del sonno. Inoltre, vari studi si sono concentrati sulla forza dei bambini oggi e quella di 30 o 20 anni fa. Oggi i bambini hanno molta meno forza, sono più obesi e non riescono a valutare la forza e le proprie capacità e tutto ciò provoca maggiori incidenti e cadute.
Ne "L'ultimo bambino nei boschi", Richard Louv parla di bambini chiusi in casa e meno liberi di sperimentare e giocare all’aperto. Questa sorta di patologia, come già detto, porta a diversi disturbi legati all’attenzione e a svariate malattie fisiche ed emotive. L’autore, nel libro, elenca una serie di studi che mostrano la relazione tra l'assenza o comunque l'inaccessibilità ai parchi e agli spazi aperti e gli alti tassi di criminalità, la depressione e altre malattie urbane. È ormai risaputo quanto faccia bene il contatto con la natura in casi di depressione e stress, stare all’aria aperta stimola i sensi e risveglia il buonumore e, quindi, tutta una serie di abilità. Gli spazi verdi favoriscono l'interazione e la collaborazione tra gli individui, generando meccanismi comportamentali positivi, mentre l’ambiente urbano, in generale, tende a indebolire i sensi e ad aumentare la sensazione di isolamento delle persone. L’esperienza empirica, compreso il rischio fisico, ha preso ormai le fattezze di uno schermo luminoso e i bambini “non si sporcano” più le mani per giocare e interagire tra di loro. Diversi studi hanno dimostrato quanto sia importante il tempo libero non strutturato, ovvero quello dedicato alla sperimentazione della natura in modo profondo. La cultura odierna, invece, spinge i genitori a strutturare il tempo libero dei figli in attività che, spesso, non sono loro a scegliere, togliendo libertà e spontaneità allo sviluppo e alla crescita del bambino.
Alla luce di queste considerazioni, l’ambiente esterno alla scuola non deve essere sottovalutato; al contrario, bisognerebbe lavorare per rendere i genitori più consapevoli e preoccupati del futuro dei loro bambini, potenziando le occasioni di incontro tra le famiglie ed enti di educazione non formale.
Per risolvere tutta queste serie di problematiche, dall’obesità all’inattività fisica, dai disturbi comportamentali all’”autismo culturale”, bisogna capire quanto l’esperienza in mezzo alla natura sia importante non tanto come attività ludica e ricreativa ma come elemento imprescindibile per una buona salute, sia fisica che mentale. Per questo riteniamo opportuno lavorare non solo con i bambini ma anche, e soprattutto, con gli adulti in un sistema di scambio reciproco, dove il bambino impara dall’adulto e viceversa, creando un contesto armonioso e stimolante.
Il progetto “Empiria – Imparare facendo” si inserisce in questo contesto sociale proprio per accompagnare gli adulti nel difficile ruolo di genitori ed educatori, mostrando loro le numerose vie alternative e parallele a quella dell’educazione formale. Aiutando i loro figli, i genitori aiutano anche loro stessi evolvendo e imparando a decifrare meglio la società che li circonda; le problematiche elencate finora, infatti, sono riscontrabili anche, e soprattutto, negli adulti che sempre meno sembrano sapersi adattare ai cambiamenti repentini dei nostri tempi.
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